PERCHÉ LE SPIAGGE SONO SPORCHE DI CATRAME?
Se passeggiamo lungo una spiaggia, spesso ci si attaccano ai piedi scaglie tenaci di catrame, che le onde non cessano di depositare sulla battigia.
Siccome, ogni anno che passa, il fenomeno si aggrava alcuni proprietari di stabilimenti balneari si sono messi a vendere boccette di acqua ragia: i bagnanti sono infatti costretti a farne largo uso, se vogliono togliersi il catrame dalla pelle.
Di questa situazione, sono responsabili le navi petroliere, che provocano l'inquinamento del mare. Ed a subirne le conseguenze non sono soltanto i bagnanti, ma soprattutto la flora e la fauna sottomarina, e gli uccelli che, come i gabbiani, vivono sul mare.
Se un gabbiano si tuffa in un tratto di mare inquinato, ne uscirà con le ali unte e incollate; dopo quattro o cinque immersioni non riuscirà più a sollevarsi dal pelo dell'acqua.
Il problema riguarda gran parte degli ottomila chilometri delle nostre coste. Ed in altri paesi la situazione è anche più drammatica.
Sulle coste della Cornovaglia, all'estremità sudovest della Gran Bretagna, in seguito al disastroso incagliamento di una nave-cisterna carica di parecchie tonnellate di petrolio, una vasta area di mare si coprì di un greve manto oleoso. Il tratto di costa raggiunto dal petrolio divenne talmente catramoso da essere irriconoscibile. Ci fu una immane strage di pesci e di altri animali marini, e rimase pure distrutta la vegetazione sottomarina e costiera impregnata dal petrolio.
Si fabbricano petroliere sempre più grandi, veri colossi del mare, e c'è il rischio che un disastro come quello capitato in Cornovaglia si ripeta con conseguenze ancora più terribili.
Per farvi fronte, bisognerebbe intervenire tempestivamente con un solvente, cioè con una sostanza capace di dissipare il petrolio galleggiante sull'acqua. Purtroppo non c'è ancora un'organizzazione capace di operare in tal senso.
Ma si potrebbe intanto far di tutto per estirpare una pessima abitudine dei capitani di petroliere. Essi, dopo che hanno scaricato il petrolio in un porto, invece di trattenersi finché non siano ultimate le operazioni di lavaggio delle tanche, pur di guadagnar tempo ripartono immediatamente, e puliscono le tanche mentre sono in navigazione, senza prendere precauzione alcuna.
Così i residui del lavaggio, formati da masse notevoli di petrolio denso e vischioso, si spargono sul mare e vengono a lordare le nostre spiagge.
PERCHÉ LE ACQUE DEI FIUMI SONO INQUINATE?
L'acqua distribuita dai rubinetti, specialmente nelle grandi città, contiene dosi massicce di cloro, un'ossidante che, producendo ossigeno, distrugge le sostanze organiche e quindi anche i microbi eventualmente presenti. Spesso gli approvvigionamenti idrici si effettuano nei fiumi, le cui acque, per divenire potabili, devono esser sottoposte ad un accurato trattamento di depurazione.
Quest'operazione si fa sempre più difficoltosa, poiché vengono rovesciati nei fiumi, con intensità crescente, ogni sorta di rifiuti, provenienti dalle industrie e dalle fognature. L'acqua che giunge nelle nostre case diviene così sempre più cattiva e pericolosa per la salute.
Inoltre, ne subiscono le conseguenze i pesci che popolano i fiumi, minacciati soprattutto da quell'autentico flagello rappresentato dai detersivi. In tutte le case, difatti, si fa un uso continuo di detersivi, i quali formano una delle più deleterie componenti degli scarichi che quotidianamente confluiscono nei corsi d'acqua.
Siccome non sono solubili, i detersivi si depositano sul letto del fiume, coprendo ogni cosa di una patina tale da ostacolare l'ossigenazione dell'acqua. Ne risente per prima la vegetazione acquatica, che resta avviluppata in una sorta di soffocante guaina e va rapidamente in putrefazione, sprigionando dei gas tossici.
Nei periodi di calura, quando i fiumi sono in magra, ci capita talvolta di assistere al desolante spettacolo della «moria»: i pesci muoiono in gran quantità, per mancanza di ossigeno, e, imputridendo, aggravano l'ammorbamento dell'acqua. In certi fiumi, la «moria» miete vittime fino alla metà del locale patrimonio ittico. E non c'è nessuna specie che resti indenne, anguille o lasche che siano. Solo le trote si salvano agevolmente: d'estate, infatti, risalgono i torrenti e se ne vanno in montagna. Gli altri pesci farebbero bene a seguirne l'esempio. Come si può ovviare al flagello dei detersivi?... Bisogna fabbricarne di un tipo assai meno schiumoso dell'attuale, o fare in modo che la schiuma possa disciogliersi nell'acqua.
In Germania, per esempio, la fabbricazione di detersivi solubili è già in atto da tempo.
Quanto agli scarichi industriali, vi si può ovviare mediante la messa in opera di vasche di decantazione.
Continuare a riversare nei fiumi ogni materiale di rifiuto, vuol dire distruggere il patrimonio ittico ed avvelenare l'acqua che poi siamo destinati a bere o ad usare per scopi domestici.
PERCHÉ LE CIMINIERE DELLE FABBRICHE SONO COSI' ALTE?
Le ciminiere, gli alti camini delle fabbriche attraverso cui vengono immessi nell'aria i gas, completamente o parzialmente combusti, residui delle lavorazioni industriali, non sono mai alte abbastanza!
Quello dell'inquinamento atmosferico è un problema di vitale importanza, cui urge trovare una soluzione.
Gli inquinamenti atmosferici si suddividono in gassosi, pulviscolari, microbici e radioattivi; l'insieme di questi fattori viene comunemente denominato con un neologismo ormai tristemente noto: smog (termine nato dall'incrocio delle due parole inglesi, smoke e fog, fumo e nebbia).
L'inquinamento gassoso si verifica solitamente nei centri urbani, in genere d'inverno, essendosi ormai diffuso il sistema di riscaldamento centralizzato che determina un notevole aumento di gas nell'atmosfera. A questi gas si aggiungono quelli degli scappamenti degli automezzi, assai nocivi perché emessi quasi al livello del suolo, e quelli, infine, delle ciminiere che, pur essendo alte, non sono sufficienti ad evitare che a poco a poco una immane nube fumosa sovrasti l'intera città e l'avvolga in un venefico abbraccio. Ciò avviene regolarmente in tutti i grandi centri industriali, ogni volta che particolari condizioni climatiche ostacolino la dispersione dei gas nell'atmosfera.
È importante rilevare che gli inquinamenti gassosi vengono notevolmente aggravati dal fatto che, in pratica, le combustioni che generano i gas non avvengono mai in modo completo, cosicché una parte degli elementi che concorrono alla combustione rimangono in sospensione nel gas di scarico sotto forma di particelle di carbone, di ceneri, di goccioline catramose, di idrocarburi non del tutto combusti; a ciò si aggiunga il fatto che in molti casi viene utilizzato del combustibile di pessima qualità, ricco di zolfo; e si consideri infine che quasi tutti gli impianti industriali sono ancora sprovvisti di opportuni depuratori.
Generalmente innocui, dannosi in certi casi, sono gli inquinamenti pulviscolari, dovuti cioè al pulviscolo in sospensione nell'aria. Esso può essere di origine minerale e, come abbiamo accennato, è causato dai focolari domestici o industriali e dalle particolari lavorazioni di certe industrie. Alcune di queste polveri sono innocue e facilmente eliminabili, altre invece rappresentano un serio pericolo per la salute dei cittadini. Una delle malattie polmonari più diffuse tra gli anziani che abitano in centri industriali, è l'«antracosi», dovuta ai corpuscoli carboniosi originati dalla combustione.
A questo inconveniente si potrebbe ovviare applicando agli scarichi un depuratore: un elettrofiltro, ad esempio.
Il suo funzionamento è semplice: l'elettrofiltro consta di una più o meno lunga serie di elettrodi disposti in coppia (uno negativo, l'altro positivo) attraverso cui si indirizza il gas da depurare; gli elettrodi, elettrizzati, attirano le particelle in sospensione di segno contrario, le quali vi si depositano sopra e cadono poi per effetto del loro stesso peso.
L'inquinamento pulviscolare può essere anche di origine vegetale, causato da pollini o da detriti vegetali, e può essere causa di «allergie», tipo il raffreddore da fieno, fastidioso, ma non certo pericoloso come l'antracosi.
Per quanto riguarda gli inquinamenti microbici e radioattivi, i primi si ricollegano a quelli pulviscolari: aderendo i microrganismi alle polveri; i germi di qualsiasi natura possono essere condotti in sospensione dal vento od essere il prodotto di particolari lavorazioni industriali, come nel caso delle spore di carbonchio; i secondi costituiscono la cosiddetta «pioggia radioattiva», o «fall-out»; essi sono pericolosissimi e si verificano in seguito allo scoppio di bombe atomiche. Nei vari casi che abbiamo esaminato, abbiamo visto come gli inquinamenti dell'atmosfera siano, nella quasi totalità dei casi, provocati dall'uomo, che nell'esercitare il dominio sulla natura per il proprio profitto, non tiene in conto la sua salute e quella dei suoi simili.
Un caso tipico di inquinamento atmosferico
Impianto di depurazione industriale
PERCHÉ LA VITA IN CITTÀ PUO' AGGRAVARE I PROBLEMI COMUNEMENTE LEGATI ALLA RESPIRAZIONE?
Le esigenze energetiche del nostro organismo sono assicurate soprattutto da processi di combustione che si realizzano con consumo di ossigeno e produzione di biossido di carbonio. Questi processi sono affidati all'azione del sangue e all'attività dell'apparato respiratorio.
Attraverso la respirazione i polmoni svolgono due importanti funzioni: estraggono l'ossigeno necessario al sostegno vitale e liberano il corpo dai prodotti di scarto dei processi chimici interni.
L'apparato respiratorio è soggetto ad alcune affezioni che colpiscono le mucose che rivestono naso, gola, trachea, bronchi e polmoni e insorgono prevalentemente durante la stagione fredda; le origini di tali disturbi sono da far risalire all'azione di agenti patogeni come virus, batteri, funghi o altri germi che proliferano in tali condizioni meteorologiche (ma anche il sovraffaticamento, la malnutrizione o uno stato generale di debilitazione, provocando un calo delle difese immunitarie, predispongono maggiormente all'insorgere delle suddette patologie).
È stato sperimentalmente provato sulla base di rilevazioni statistiche che la vita in città può ulteriormente aumentare la probabilità da parte del nostro organismo di contrarre infezioni respiratorie.
Le impurità dell'aria, l'inquinamento atmosferico, l'umidità, le polveri, alcuni gas presenti nello smog cittadino, la nebbia, tutti elementi altamente concentrati nell'ambiente urbano, esercitano un'azione irritante sulle mucose respiratorie e diminuiscono la capacità di resistenza alle infezioni.
Sono quindi più frequenti le affezioni nasali della gola e dei bronchi, come raffreddori, faringiti, laringiti.
Quando tali affezioni dell'apparato broncopolmonare diventano croniche, costituiscono in soggetti predisposti il terreno più propizio all'insorgenza di malattie più gravi, specie se si tratta di soggetti fumatori, come asma, bronchiti croniche o anche tumori benigni o maligni.